sabato 30 luglio 2011

Chiesa dei Ss. Luca e Martina


Situata nel cuore del Foro Romano , la chiesa accademica dei Ss. Luca e Martina presenta una complessa vicenda costruttiva . La fondazione della piccola chiesa dedicata alla martire romana Martina , risalente al VII secolo , si deve probabilmente a papa Onorio I (625-38) responsabile anche della trasformazione della vicina Curia in chiesa di S. Adriano in tribus fatis . Il perpetuarsi dell' uso civile dei due vani di S. Martina e S. Adriano, attestato almeno fino al XII secolo; restaurata e riconsacrata nel XIII secolo da Alessandro IV , la chiesa di S.Martina viene donata nel 1588 all' Accademia di San Luca con bolla di Sisto V in cambio della chiesa di S. Luca , patrono dei pittori , distrutta a seguito degli interventi attuati in piazza S. Maria Maggiore. Il patronato della chiesa si trasmette dunque alla nuova sede , incorporando il titolo di S. Luca in quello di S. Martina. Da allora si susseguono diversi progetti miranti alla ricostruzione dell' edificio: dal modello ligneo attribuito a Giovanni Battista Montano  , alla soluzione a firma di Ottaviano Mascherino , ai progetti promossi da Federico Zuccari e da Giovanni Baglione , ridotti tuttavia , a causa della mancanza di fondi , alla realizzazione di opere di precipua necessità. Che la chiesa non versasse in buone condizioni è attestato anche dalla " Sacra Visita " , denunciante la fatiscenza dell' edificio appena un decennio prima dell' intervento cortoniano , che ebbe inizio nel 1634.
E' a partire dalla chiesa inferiore che Pietro da Cortona impronta il progetto di rinnovamento dell' edificio , iniziato a proprie spese al fine di realizzare qui la sua cappella funeraria , ma avendo in animo la possibilità di un successivo intervento nella chiesa superiore , forse già sperando di trovare le reliquie di Santa Martina che , come fu nel caso di santa Bibiana , avrebbe potuto suscitare l' interesse del cardinale Barberini o di suo zio Urbano VIII . E nell' ottobre 1634 , appena iniziate le opere murarie della cripta , in prossimità del vecchio altare della chiesa inferiore , avviene il ritrovamento delle sacre reliquie , provocando lo sperato interessamento del cardinale Barberini.

La pianta originariamente prescelta fu quella circolare, per evidente omaggio alla tipologia dei primi martyria . In seguito, però ,l' architetto cortonese preferì una soluzione a croce greca di ispirazione rinascimentale anche se - e qui sta la sua genialità progettuale - ne stravolse e ne reinventò completamente l' organizzazione spaziale . Il braccio longitudinale della croce , infatti , è lievemente più lungo di quello trasversale , anche se entrambi terminano con absidi semiellittiche , le cui morbide curvature annullano la percezione di qualsiasi asimmetria dimensionale. Le pareti interne si snodano lungo il perimetro della croce con un particolare e suggestivo alternarsi di rientranze e aggetti , scanditi dal plastico e ininterrotto succedersi di colonne , nicchie e paraste , culminante nell' addensarsi , agli angoli dell' incrocio dei due bracci , di un complesso sistema di colonne e pilastri ionici binati. In questo modo la presenza degli spigoli viene di fatto smaterializzata , e la sensazione che ne deriva è quella di uno spazio avvolgente che , modellandosi in modo quasi scultoreo , grazie anche all' assoluta prevalenza del colore bianco , suggerisce il senso di uno scenografico colonnato circolare.

L' altare maggiore
L’altare maggiore  in marmi di diversi colori è stato disegnato da Pietro da Cortona.  Poco sopra la mensa è la statua raffigurante santa Martina, opera di Nicola Menghini (1635) sovrastata da “San Luca in atto di dipingere la Madonna” , copia dell’opera di Raffaello realizzata dall’artista Antiveduto Grammatica.


Gli altari laterali
Sono completati in tempi diversi : Lazzaro Baldi , allievo del Cortona , realizza la decorazione dell' altare del braccio destro , dedicato a san Lazzaro , ornandolo di marmi preziosi e dipingendo il grande quadro con il martirio del Santo (1680-82) . L' altare del braccio sinistro vede dapprima il progetto di Carlo Fontana , quindi quello di Carlo Buratti , per essere infine consacrato nel 1728 ancora incompiuto ; sarà ultimato solo nel 1731 , quando Sebastiano Conca , principe dell' Accademia , verrà autorizzato a ornarlo a proprie spese , dipingendo il grande quadro dell' Ascensione di Maria .

I pennacchi
Il principe Camillo Rusconi progetta i quattro rilievi in stucco con le figure degli evangelisti , finanziando quello dedicato a san Matteo (1727-1728) , affidato dopo la sua morte , all' allievo Giuseppe Rusconi . Sebastiano Conca finanzia l' esecuzione degli altri tre modelli , sugli schizzi di Camillo Rusconi : san Marco ( opera di Filippo della Valle) , san Luca e san Giovanni ( eseguito da Giovanni Battista Maini ) posti in opera nel 1730 e ai piedi dei quali compare lo stemma accademico.

Il sacello
Il Sacello (nell’architettura cristiana rappresenta una chiesa o cappella di piccole dimensioni)
L'altare,  disegnato da Pietro da Cortona, fu realizzato da Giovanni Canale Artusi detto il Pescina . La decorazione dell’altare, in alabastro, è opera di Cosimo Fancelli.

Chiesa inferiore di Santa Martina
La Chiesa inferiore di Santa Martina ospita le reliquie della Santa omonima ; in essa , inoltre , sono presenti:
1-  Busto di Pietro da Cortona , Bernardino Fioriti
2-  “Cristo morto con la Vergine e il Padre”, bassorilievo in stucco opera di Algardi

mercoledì 27 luglio 2011

La Galleria Doria Pamphilj

Il Palazzo Doria Pamphilj , situato lungo Via del Corso , a pochi passi da Piazza
Venezia , è tra i pochissimi di Roma , ancora occupati dalle antiche famiglie , che conservano intatto l' eccezionale patrimonio di arredi e opere d' arte.
Il Palazzo Doria Pamphilj . In fondo , a sinistra , l' Altare della Patria

La Galleria nacque dall' istituzione di Innocenzo X del fidecommesso  (una disposizione testamentaria attraverso la quale il testatore istituisce erede un soggetto determinato  con l'obbligo di conservare i beni ricevuti, che alla sua morte andranno automaticamente ad un soggetto diverso  indicato dal testatore stesso )   a favore del nipote Camillo , che dette avvio ad una delle più cospicue raccolte di arte private. E' dunque proprio grazie all' istituzione di tale fidecommesso che la collezione evitò di essere dispersa e frammentata nel corso dei secoli.
 Ritratto di Innocenzo X diVelázquez (1650) , Galleria Doria Pamphilj

La collezione , che ha sede nelle sfarzose gallerie e sale del palazzo,
Galleria degli Specchi 

Salone del Poussin

presenta opere di Raffaello , Caravaggio , Tiziano , Bernini , Velazquez , Domenico Zampieri detto il Domenichino , Guido Reni , Sebastiano del Piombo , Jacopo Bassano , Filippo Lippi , Lorenzo Lotto , Correggio , Bellini , Annibale Carracci , Jacopo Tintoretto , Dosso Dossi , Poussin , Barocci , Giovanni Barbieri soprannominato il Guercino , Jan Brueghel il Vecchio ,Josè de Ribera, Rubens , Vasari , Algardi , Girolamo Mazzola detto il Parmigianino , Bronzino , Mattia Preti......
Ricchissimi sono il nucleo di opere dei maestri fiamminghi ( Jan Brueghel il Vecchio Jan Kessel il Vecchio, Hans Memling , Quentin Massys , Rembrandt ) e quello dei maestri della pittura paesaggistica come Claude Lorrain e Jacques Courtois detto il Borgognone .

Annunciazione , Filippo Lippi

Busto di Innocenzo X , Gian Lorenzo Bernini

Doppio ritratto , Raffaello

Maddalena penitente , Caravaggio

Salomè con la testa del Battista , Tiziano

Paesaggio con la fuga in Egitto , Annibale Carracci
Ritratto di Olimpia Maidalchini Pamphilj , Algardi
Autoritratto , Lorenzo Lotto
Lotta di Putti , Guido Reni

Sarebbe impossibile elencare tutti i capolavori della collezione ; per maggiori informazioni potete recarvi sul sito ufficiale della Galleria Doria Pamphilj http://www.dopart.it/roma/
Tuttavia , tra le opere della Galleria , vorrei segnalarvi :

Paesaggio con guado , Domenichino.
Le tentazioni di S.Antonio Abate , Bernardo Parentino

Usurai , Quentin Massys
Monaci ipocriti ,Quentin Massys

Maddalena penitente , Mattia Preti